Miti e Leggende

Anemoi

Anemoi: i venti della mitologia greca

I cosiddetti Anemoi (in greco, “venti”) erano le divinità personificazioni dei venti. Erano probabilmente figli del Titano Astreo (figlio di Crio ed Euribia), dio del crepuscolo, e di Eos (l’Aurora, nella mitologia romana), che era appunto la dea greca dell’Aurora (figlia di Iperione e Teia). Nei mosaici romani rinvenuti in Seleucia Pieria, e nei rilievi presenti ad Atene, nella Torre dei Venti, abbiamo alcune raffigurazioni di questi dei: erano presentati come creature umanoidi, di differenti età, dotate di ali. Potevano anche tramutarsi in cavalli: trainavano infatti la quadriga di Zeus; inoltre, secondo Claudio Eliano, si credeva che le cavalle stesse venissero ingravidate da queste divinità. Qualora si accoppiassero con le Arpie, i Venti generavano cavalli immortali e velocissimi.

I nomi dei Venti erano differenti, in base alla direzione in cui soffiavano. Esiodo, nella Teogonia, ne cita tre: Noto, del sud, che porta l’Estate, la Borea, del nord, che porta l’Inverno, e Zefiro, dell’est, vento portatore della Primavera. Il quarto vento compare solo in Omero (l’Euro, nell’Odissea). In particolare, il vento che soffiava da Sud-Ovest (l’odierno Scirocco), veniva chiamato Lips, e dai Romani Africo (per il fatto che la provincia romana dell’Africa si trovava a Sud-Ovest, rispetto alla penisola italiana). L’Africo veniva rappresentato come un giovane con un dritto di prua. Il dio supremo dei venti era Eolo, figlio di Poseidone e Melanippe. Dopo una travagliata infanzia, Eolo fuggì nelle isole Eolie, e gli dei lo nominarono loro consigliere e domatore di venti. Viveva lì insieme ai suoi figli, sei figli e sei figlie che si erano sposati fra di loro. A lui Zeus affidò i venti racchiusi in delle anfore, inoltre lo stesso Zeus lo rese immortale e pari agli dei.

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