Miti e Leggende

Aloadi

Aloadi: due mostruosi giganti della mitologia greca

Chiamati anche Aloidi (dal greco Ἀλωάδαι/Ἀλωεῖδαι), nella mitologia greca gli Aloadi erano due mostruosi giganti, identici nell’aspetto (erano infatti gemelli): i loro nomi erano Oto ed Efialte. Erano figli della ninfa marina Efimedea (od Ifimedea) e del dio del mare Poseidone, o forse invece, il padre, era proprio Aloeo/Aloo (secondo alcuni, anche Aloo era figlio di Poseidone)- secondo altri, Efimedea era sposata con Aloeo ma ebbe rapporti amorosi col dio del mare. Probabilmente è questa seconda l’ipotesi più probabile: Efimedea, figlia di Triope, si recava tutte le mattina sulla spiaggia, e si faceva bagnare dall’acqua marina fino al grembo, come atto di amore nei confronti di Poseidone. Da questa unione nacquero i due deformi giganti (molti dei figli di Poseidone erano creature enormi e mostruose, come anche il ciclope Polifemo) Oto ed Efialte. Secondo Omero, invece, Oto ed Efialte erano molto belli. In ogni modo, erano enormi (tanto da essere chiamati, impropriamente, “giganti”, anche se non avevano nulla a che fare con i veri giganti della Gigantomachia): infatti ogni anno crescevano di un cubito (60 centimetri) in larghezza, e di uno stadio in altezza.

Quando ancora erano infanti, gli Aloadi imprigionarono il dio della guerra Ares in una giara di bronzo per più di un anno. Infine Ermes, accortosi della situazione, lo liberò, salvandolo (secondo altri fu Eracle a liberare il dio della guerra). All’età di nove anni, Oto ed Efialte vollero raggiungere il Monte Olimpo e sovrapposero i due monti della Grecia Ossa e Pelio. Ci sono numerose versioni mitologiche riguardanti la loro morte. Se si vuole prestare fede all’oracolo, che predisse che gli Aloadi non sarebbero stati uccisi né da uomini né da dei, bisogna dar credito al mito secondo cui i due dei, pretendendo come ostaggi e come amanti le dee Era ed Artemide, si uccisero a vicenda, adempiendo alla profezia: infatti Artemide si presentò ai due fratelli in forma di cerbiatto (o di cerva), e quelli, per dimostrare la loro bravura nella caccia, scagliarono lance (od una pioggia di frecce) contro l’animale, colpendosi ed uccidendosi a vicenda. Secondo altri, invece, fu Zeus, od Apollo, ad ucciderli, irato dalla sfrontatezza delle loro pretese.

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