Miti e Leggende

Glauco

Glauco: il figlio di Poseidone

Nella mitologia greca, Glauco era figlio di Poseidone, dio del mare, e di una ninfa delle Naiadi. Secondo la leggenda, Glauco nacque mortale e faceva il pescatore. Un giorno appoggiò la rete da pesca contenente il pescato su un prato, ed i pesci, mangiando quell’erba, tornavano in vita e si rigettavano in mare. Glauco incuriosito assaggiò quell’erba e, grazie alle sue proprietà magiche, divenne immortale e divino; inoltre le sue gambe si tramutarono nella coda di un pesce. In altri casi, Glauco era un cacciatore, figlio di Minosse di Creta; oppure figlio di Sisifo e padre di Bellerofonte. Inoltre, nel ciclo di leggende che faceva da substrato alla cultura greca, esistevano diversi Glauco: uno di Creta, uno di Corinto, uno di Antedone (un dramma satiresco di Eschilo è intitolato “Glauco di Potnie”); probabilmente tutte queste figure derivavano da un unico personaggio, a cui poi erano collegate diverse vicende.

Troviamo Glauco citato nelle Metamorfosi di Ovidio, Igino, Ateneo, in Omero, e anche nei tragici (Eschilo, Sofocle ed Euripide). Secondo alcuni commentatori, Glauco oltre all’immortalità, dopo aver mangiato l’erba, ottenne anche il dono della profezia. Nelle raffigurazioni, Glauco è spesso raffigurato con le braccia azzurre, la coda di pesce ed una barba verde. È famosa, poi, anche la leggenda che vede Glauco collegato a Scilla, come ci racconta Ovidio nelle Metamorfosi. Dopo essere divenuto una divinità marina, per metà pesce e per metà umana, Scilla, spaventata da quell’aspetto ibrido, fuggì. Glauco, innamoratosi della ninfa di origini italiane, chiese alla maga Circe dell’isola di Eea di fabbricargli una pozione in grado di far innamorare Scilla. La maga, però, gelosa dell’amore di Glauco per Scilla, preparò una pozione diversa da quella richiesta, per vendicarsi. La gettò nelle acque in cui Scilla era solita fare il bagno e, quando la ninfa si immerse, nacquero dal suo corpo orribili mastini latranti dal muso di Cerbero. A questo vista, Glauco si disperò, e Scilla naturalmente iniziò a covare un profondo odio per Circe (che viene indirettamente descritto nell’Odissea).

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